Da Introbio al Madonna della Neve

Raggiungere la val Biandino può avere sapori diversi. C’è una carrabile terra-cemento da quasi nove chilometri (off-limits: transito soggetto ad autorizzazione) e c’è il sentiero (segnavia 40) che  accorcia la parte iniziale riducendoli a 7-7,5 a seconda del punto di partenza. In termini di tempo, tra due ore e due ore e mezza per andare dai 586 metri s.l.m. dal Paese ai 1.496 s.l.m. della Bocca. Da qui al Madonna della Neve (1.595 metri s.l.m.) ci vogliono altri 20 minuti per un chilometro e mezzo di cammino.

La Introbio – Bocca di Biandino ha un proprio fascino che dipende da varie situazioni da sovrapporre evidentemente alla stagionalità. Tre i riferimenti per chi vuole affrontarla, la mulattiera dal centro Introbio (indicata in tutto il paese), la variante iniziale in auto in via alle Ville, (qualche centinaio di metri in meno) e… la possibile navetta 4×4.

I 900 metri di dislivello Introbio-Bocca si riducono in realtà a 800 riferendoli alla “stanga” ovvero alla sbarra posta alla fine del tratto liberamente percorribile in auto. Per andare oltre, servono permessi speciali, quindi avanti a piedi preferibilmente lungo la prima delle scorciatoie cioè per il sentiero (origine alla sbarra) che poco sopra taglia la carrareccia per recuperarla più in alto oltre il belvedere sulla cascata della Troggia. Che costa una brevissima deviazione ma permette di raggiungere un significativo punto scenografico.

Un breve allungo pianeggiante in carrabile conduce all’alveo del fiume e al primo ponte della strada (tre in totale) dove è nuovamente utile imboccare il sentiero (segnavia 40) indicato dal cartello “Fontana San Carlo, Biandino, Rifugio Santa Rita”. Attraversato il fiume, si sale lungo il lato sinistro della direzione di marcia, prendendo quota con discreta decisione (anche vari gradini) per sbucare di nuovo sulla carrareccia prima dell’Acqua di San Carlo (1045 metri s.l.m.), a metà strada circa tra Introbio e Biandino. Il fonte con tettoia e seggi è la versione recente di quello di inizio 900 dedicato al Santo, che è di fronte, sotto la strada, un po’ imboscato ma certamente di pregio nell’esecuzione del 1934 formata da una coppia di magaliti squadrati a includere la mensola da cui sgorga (sgorgava…) l’acqua.

Siamo vicini al secondo ponte sul Troggia. Viene annunciato, un centinaio di metri prima, dall’ultimo attacco del sentiero alla “Bocca” che, mentre la carrabile va sull’altra sponda, costeggia il fiume sul lato ovest. Se fin qui il percorso pedonale forniva utili scorciatoie, ora rappresenta una alternativa alla camminata su cemento, con gusto evidentemente più naturalistico.

Qualunque sia la scelta, dopo un centinaio di metri si incontra l’agriturismo La Baita (ponticello di servizio verso la strada) abbarbicato al crinale in uno dei punti più stretti e sggestivi della valle. Da qui la “Bocca” dista una quarantina di minuti. La carrabile raggiunge e supera il canale di Valbona e la Baita Piero Magni della Associazione Alpini sezione Introbio; il sentiero passa per le Baite alla Scala e più in alto accanto al cippo a memoria della Guerra Partigiana e della 55.a Brigata “F.lli Rosselli”. Strada e sentiero si congiungono infine al terzo ponte alla suggestiva cascatella del Troggia che travasa dalla val Biandino, pochi metri a monte, uscendo come da una bocca.

Dalla Bocca di Biandino al Madonna della Neve
Oltre il “portale” presidiato dai due rifugi fronteggianti, Tavecchia maestoso sulla sinistra della via, e Valbiandino nella pinetina di là del fiume ben visibile nell’ultima parte della salita, il panorama si trasforma. A Biandino i boschi e le pietraie in cui si è stati immersi fin da Introbio, fanno spazio all’ampio pianoro della conca cui ci si affaccia d’improvviso. La Valle poi, che si sviluppa per circa quattro chilometri, piega progressivamente a est prenderndo dolcemente quota fino a chiudere nello skyline del Pizzo Tre Signori che da qui, dalla Bocca, ancora non si vede.

La strada nel pascolo, all’inizio quasi pianeggiante, propone una breve diramazione a sinistra alle baite di Biandino, agglomertato più consistente di tutta la valle dove in perido estivo è concentrata la lavorazione del latte. Il percorso principale invece (segnavia 38) procede verso il Rifugio Madonna della Neve e il Santuario di cui si scorge da lontano il torrino campanario. Rifugio e Santuario, contigui, formano l’edificio dominante del piccolo agglomerato composto anche da poche baite private.

Oltre il Rifugio: Alpe Sasso e Lago di Sasso
La val Biandino non finisce al Rifugio. Già nell’ultimo tratto di salita si entra in territorio di Alpe Sasso, suggestivo alpeggio ancora più est e leggermente a monte (1.661 s.l.m.) che raggiunge in pochi minuti. Il grande abbeveratoio nel pianoro oltre il Madonna della Neve suggerisce anche qui la funzionalità del territorio al pascolo estivo dei bovini che sul finire della stagione vengono mandati anche più in alto fin quasi al Lago di Sasso (1.922 s.l.m.) origine del bacino idrografico che dal Pizzo scende a Introbio.

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